Un compositore che scrive oggi non può ignorare il fatto che gran parte dei suoni che animano la nostra vita sono prodotti sinteticamente. La mia musica vuole essere una riflessione sulle suggestioni musicali che ci avvolgono e una loro ricreazione attraverso la produzione di suoni incogniti da parte degli strumenti tradizionali, alla continua ricerca di emissioni anomale che sfiorino una incantata aleatorietà. Musica dal tocco umano ed "ecologica" dunque, che scommette sull'imprevedibilità insita in ogni esecuzione musicale dal vivo, che cerca di forzare gli strumenti acustici a trovare nuovi suoni per esprimere in maniera adeguata il nostro presente. Ideale per ottenere questo scopo, ovviamente, la grande famiglia delle percussioni, magica protagonista di tante mie composizioni, che sa donare aloni e risonanze imprevedibili.
Ho tenuto distinto il catalogo delle MUSICHE DI SCENA da quello delle COMPOSIZIONI, perché si è trattato di una giocosa avventura parallela, alla ricerca di una maggiore comunicatività e al servizio degli spettacoli. Anche in questa produzione, però, ho sempre cercato di aggiungere il sale della contemporaneità, evitando "falsi storici": una sorta di laboratorio nel quale sperimentare i miei tentativi di innovazione linguistica in dosi omeopatiche. Credo infatti che il presente debba manifestarsi con opere che siano in grado di esprimere il nostro nuovo mutevole esistere mediante un linguaggio aggiornato e adeguato ai tempi. Come scriveva T.S. Eliot in Tradition and the individual talent (1920): "art never improves, but the material of art is never quite the same".